Il vino è storia, cultura e tradizione. Il suo consumo ha da sempre accompagnato l’uomo nel corso dei secoli, basti pensare che alcune testimonianze risalgono alla preistoria e attraversano l’epoca romana, periodo in cui al mosto fermentato venivano aggiunte spezie ed un composto di acqua e miele; solo dopo veniva consumato durante sfarzosi banchetti.
Senza bisogno di specificarlo si può capire che il vino di questi periodi passati era molto differente da quello a cui siamo abituati a riferirci attualmente.
Ci piace pensare alla storia del vino e alla sua evoluzione, ma oggi vogliamo concentrarci sul racconto di quello che è stato protagonista nelle case dei nostri nonni, un vino non limpido che in molti di noi ricorderanno con un pizzico di malinconia ripensando a ciò che si portano con sé i giorni passati
La vendemmia nel dopoguerra sulle nostre avveniva ad autunno inoltrato, verso la metà o la fine di ottobre (più di un mese in ritardo rispetto alle usanze odierne). I grappoli, una volta giunti in cantina, venivano pigiati e il mosto fatto fermentare. Vista l’epoca vendemmiale, le temperature erano piuttosto fredde perciò spesso la fermentazione alcolica rallentava fino a bloccarsi prima del suo naturale termine. A questo punto il vino risultava molto dolce perché conteneva ancora una buona quantità di zuccheri dell’uva non trasformati in alcol. Senza alcuna filtrazione, il vino veniva messo in bottiglia dove trascorreva l’intero inverno, stabilizzato dal freddo stagionale. L’arrivo della primavera porta con sé l’aumento delle temperature, per tale motivo l’attività dei lieviti ripartiva, dando il via ad una rifermentazione naturale in bottiglia capace di conferire al vino una leggera effervescenza e una maggiore alcolicità.
Non era consuetudine chiarificare il vino per renderlo limpido separandolo dai lieviti naturali, perciò le bottiglie rimanevano chiuse fino al consumo e il vino appariva velato. Il contatto tra vino e lievito gli conferiva delle caratteristiche tipiche e uniche.
Noi della Cantina Colli del Soligo siamo da sempre molto attenti alle tradizioni e abbiamo voluto preservare quest’usanza locale producendo un vino che noi chiamiamo ‘Col Fondo’, dove il ‘fondo’ è inteso come l’insieme dei lieviti sedimentati nella parte inferiore della bottiglia.
La natura di questo vino ne permette una duplice possibilità di degustazione. Qualora si voglia degustare limpido è sufficiente che prima del consumo la bottiglia venga riposta verticalmente così da permettere ai lieviti di depositarsi e separarsi dal liquido, nel caso in cui invece si scegliesse di degustarlo torbido basterà scuotere delicatamente la bottiglia prima del consumo, in modo tale da riportare in sospensione i lieviti.
Ottimo servito fresco in abbinamento agli antipasti caserecci e regionali.
È un vino che ha fatto la storia e che ci riporta indietro nel tempo. Non perdetevi l’occasione di assaggiarlo!
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